Piccola, Lorenzo e le fate



A metà di novembre Piccola riuscì a coronare uno dei suoi sogni nel cassetto, vedere pubblicate le sue poesie in un libro.
Dopo molta insistenza le amiche di sempre erano riuscite a convincerla ad organizzare un evento.
Piccola era molto emozionata, ma la sua riservatezza che nascondeva dietro il suo immenso sorriso aveva preso il sopravvento.
Luogo dell’evento l’Agriturismo Le Vallilunghe.
Bastò scendere dalla macchina per accorgersi che in quel luogo l’energia del bosco si respirava a pieni polmoni.
I brutti pensieri come per incanto scomparvero all’istante e tutto iniziò a fluire.
Padrona di casa, insieme al figlio Manuele, Anna Lisa, anima sensibile e variopinta che Piccola aveva già avuto occasione di incontrare.
A completare il quadro, Federica, compagna di vita di Manuele e Lorenzo, il loro splendido bambino.
Gli occhi più vivaci, teneri e attenti che Piccola avesse mai visto in vita sua!
Nell’aria si sentivano due energie ben distinte.
Il tocco di Federica che faceva trasparire la magia del “sacro femminile”.
La presenza del “Gattone”! alias Marco che con il suo amore senza spazio e senza tempo ci aveva fatti volare tutti in una dimensione infinita.
A turno, Mara, Graziella, Milly, Liliana, Annalisa e Virginia lessero le poesie di Piccola.
Si sorprese ad osservare Federica che ascoltava quella che proprio alla sua omonima era dedicata.
Stefania, invece, fu costretta ad interrompere la lettura, rotta da un pianto ricco di emozioni.
Fu straordinario come ogni poesia rispecchiasse l’anima delle amiche presenti.
A completare il gruppo Serena, sorella di Lily, che era venuta appositamente da Roma.
Condivisione, sorriso, pura emozione furono le energie che si toccarono “a pelle”.
Tornata a casa Piccola mise l’acqua nel bouquet che Annalisa le aveva regalato e distesa sul letto sentì all’improvviso la vocina di Lorenzo che le sussurrava all’orecchio.
Piccola…volevo ringraziarti per essere venuta proprio a casa mia a presentare il tuo libro….grazie davvero!!!
ma già che ci siamo anche io volevo parlarti del mistero che è dentro di te.
Piccola voleva essere sicura di aver compreso bene: il mistero che è dentro di me – hai detto?
Siii Piccola!!!
Tu sei una fata e ancora non lo hai veramente compreso!!!
Le fate, Piccola, adorano rendersi utili ai bambini in molteplici modi.
Ci ricordano che dobbiamo prenderci meno sul serio, giocare e divertirci più spesso.
Amano le feste, la musica e la danza.
Eppure, malgrado tanta dedizione al divertimento, riescono nell’adempimento delle loro responsabilità e questa è una delle lezioni che sono venute ad insegnarci.
Le fate ci ricordano che
La vita è gioiosa e divertente
La natura merita il nostro rispetto
Ogni cosa è viva
Gli animali sono amore incondizionato
Giocare è fondamentale
Hanno ali di libellula e di farfalla e sono qui ad insegnarci l’AMORE che è l’unica vera forza che muove l’universo.
Piccola incredula vide apparire il visetto di Lorenzo, il suo sguardo giocoso incrociò il suo, le strizzò l’occhiolino e la congedò con queste parole: Piccola, ricordati, da oggi tu sei la mia “fatina ufficiale”!!!!!























































                                      

 
 

Il sole e la luna

Siamo nel Sud dell’Italia.
Il paese è tipico dell’entroterra calabrese.
Le case sono incastonate una sopra l’altra in un gioco quasi geometrico che ti lascia senza fiato.
I vicoli sono stretti, ma ogni angolo ti regala un’emozione diversa.
Se scendi, trovi lui, il mare.
Sabbia che si alterna ai sassi tanto da creare una trasparenza abbagliante.
Peter e Titty era qui che avevano deciso di vivere, in una casetta direttamente sul mare.
La loro vita era allietata da due splendidi animali, due cani per la precisione.
Iago il piccolo maschio dal manto color champagne e Bimba la femmina dal pelo corto, nero e di una morbidezza disarmante.
È qui che loro avevano trovato un perfetto equilibrio.
Due anime completamente diverse.
Peter era lo specchio di Bimba.
Un uomo atletico e dalla pelle scura che amava farsi degli amici e stare in compagnia.
Uomo altruista e generoso che aveva dedicato la sua vita all’Arma e alle sue figlie che amava davvero con tutto il suo cuore.
Titty era, invece, lo specchio di Iago.
Introversa ed ipersensibile difficilmente ti faceva intravedere la sua vera essenza.
Figura esile dai capelli chiari e dagli occhi color del cielo.
Loro non lo sapevano, ma c’era qualcuno che si prendeva cura di entrambi.
Si limitava ad osservarli in silenzio.
Era Paolina, moglie di Robert, fratello minore di Peter.
Per motivi familiari non si vedevano spesso, ma quando succedeva era sempre una festa, tanto che all’inizio dell’estate Paolina aveva deciso di andare a trovarli per una piccola vacanza.
Lei aveva una dote speciale, amava ascoltare le persone perché diceva che nell’ascolto imparava a vivere.
Riusciva a far aprire Titty come pochi ed era orgogliosa di come avesse superato tutte le prove che la vita le aveva fatto affrontare.
Anche nel dolore Titty riusciva a mettere così tanta forza vitale che la parte negativa passava quasi sempre in secondo piano, emergevano solamente la sua grinta e la sua determinazione.
La stima e l’ammirazione che Paolina nutriva nei suoi confronti derivavano dalla sua voglia di lottare senza darsi mai per vinta.
E lo aveva sempre fatto con l’unica arma che possedeva, l’amore che era dentro di lei.
Quando questa potente energia sgorgava e si liberava riusciva a trasformare Titty che diventava una vera “leonessa”.
È così che lei e Peter erano riusciti a diventare una cosa unica.
Avevano sempre condiviso gioie e dolori senza perdersi d’animo.
Peter, una sera, rivolgendosi a Paolina glielo aveva espressamente confessato “quando io e Titty siamo insieme ci innalziamo”.
Paolina ebbe la conferma di come questa energia sia il vero motore dell’universo tanto da far unire il SOLE con la LUNA.




Il bambino del mare

L’isola era di una bellezza disarmante.
Energia, incanto, magia. Quella era l’aria che si respirava all’interno di questo piccolo paradiso terrestre.
Distese di papaveri, girasoli e lavanda alternavano i colori classici dell’isola, il mare di un azzurro cristallino, le dune di una sabbia bianchissima.
È qui che viveva una famiglia di pirati. O almeno così la definivano.
Perché era vero che saccheggiavano le case altrui, ma lo facevano stile “Robin Hood”, togliere ai ricchi per donare ai più poveri.
Si servivano di un veliero maestoso e costruito con un legno robusto, l’albero maestro era davvero un portento.
Al centro di questa famiglia c’erano loro, Barbara e Daniel. Lei, donna magnetica.
Le forme nei punti giusti, spalle larghe, gambe sottili, seno sodo e di media grandezza.
Occhi profondi leggermente allungati, capelli lisci e castani che di sovente portava legati in una coda, fronte scoperta.
Lui, uomo forte e sensibile.
Di piccola statura, baffi e pizzetto appena accennati stile “Tre moschettieri”.
Muscoli definiti e sorriso accattivante.
Il loro sogno era di formarsi una famiglia, in questo progetto avevano investito tutte le loro energie.
Barbara, attenta, che comprendeva il carattere di Daniel, a volte chiuso e taciturno, ma nonostante ciò gli stava accanto con amore e dedizione.
Lui che aveva una grandissima dote, la sapeva proteggere.
La faceva sentire sicura e importante anche se non glielo diceva mai.
Ma lei sapeva, aveva imparato i suoi silenzi.
Erano silenzi complici che appagano e che li univa.
Il capitano del veliero era il padre di Barbara. Uomo deciso e autoritario abituato al comando. La madre di lei, era la luce di questa famiglia.
Donna solare, disponibile, altruista, donava sorrisi ed amore perché erano in lei.
Barbara era figlia unica. Daniel, invece, oltre ai suoi genitori, aveva un fratello ed una sorella. Il padre si chiamava Otto. Già, otto come il numero dell’infinito.
Daniel lo aveva avuto in età avanzata, ma lo amava di quell’amore che portava il suo nome.
Di un amore infinito. La madre era per tutti una “chioccia”. C’era sempre.
Con il marito aveva un rapporto stretto, condividevano idee e pensieri ed era così che avevano educato tutti i figli, a condividere per il bene comune.
Il figlio maggiore si chiamava Anthony. Introverso e solitario.
C’era una grande passione nella sua vita, la cucina.
Con semplici ingredienti riusciva ad inventarsi magie.
Nell’isola aveva aperto un piccolo ristorante. Lo aveva chiamato Latin Quarter.
Cibi multietnici, atmosfera semplice e cordiale, facevano di questo locale un posto davvero speciale.
A dare una mano nell’attività c’erano Hanna e Charles, rispettivamente sorella e cognato di Daniel.
Hanna, donna gentile e minuta dalla voce sottile e soave.
Charles, uomo che amava la libertà e che l’aveva conquistata proprio perché l’aveva lasciata libera di esprimersi.
La forza di questa famiglia, la loro unione, condivisione ed il loro amore erano energia pura e vitale per l’universo.
Questo era il loro ruolo nel mondo, diffondere queste vibrazioni ricche di amore incondizionato. Poco prima di Natale, il sogno di Barbara e Daniel fu allietato dalla nascita di una bellissima bambina. La chiamarono Star.
In questo ruolo la donna riconosceva la sua vera essenza.
Madre attenta e premurosa. Le dava gioia prendersi cura della sua piccola.
Era davvero al settimo cielo.
La serenità di questa famiglia fu minata da un cambiamento climatico improvviso che mise a rischio la vita sull’isola.
Il mare era malato. L’acqua era sporca e piena di macchie oleose e maleodoranti.
La preoccupazione aumentava sempre di più.
Ma ecco che un giorno apparve sull’isola una misteriosa donna.
Disse di chiamarsi Josefina. Nascosta da grandi occhiali scuri e da un cappello di paglia color pesca.
Le vesti erano bianche, trine e trasparenze si alternavano fino ai piedi.
Era scalza e con la pelle leggermente abbronzata. Si muoveva sinuosa e leggera.
Si avvicinò alla giovane coppia che incuriosita le andò incontro.
Tolse gli occhiali ed il cappello. Il sorriso era aperto e rassicurante.
Li guardò entrambi con dolcezza. Sono qui per rivelarvi come salvare il mare.
Darete alla luce un bambino. Lo chiamerete Dylan. Il Dio del mare.
Appena nato lo immergerete nelle acque ed il mare guarirà.
Il suo destino sarà di riequilibrare le acque minate dell’universo.
Increduli ma felici si guardarono negli occhi.
Josefina era riuscita anche in un altro intento.
Ad unire profondamente le loro anime.
In quello sguardo finalmente si riconobbero.
Radiosi nell’apprendere che il loro progetto di amore familiare avrebbe salvato il mare.

































































































Piccola, Vittoria e la Coccinella

Era la Vigilia di Natale, il cielo era azzurro come non mai, l’aria asciutta e frizzante come solo a Dicembre puoi sentire.
Il sole splendeva alto e illuminava, insieme alle luci natalizie, le strade festose del centro storico.
Piccola, finalmente, era riuscita a ritagliarsi quel tempo prezioso per andare a trovare Vittoria. 
Elisa ed Andrea erano i genitori di questa splendida creatura. 

Piccola, si ricordava ancora, in maniera nitida, quando Elisa le aveva proposto insistentemente di conoscere Andrea, il suo nuovo amore.
Di Lui, l’aveva colpita il suo modo riservato e timido di abbassare gli occhi.
Ma se lo osservavi in profondità risultava essere un’anima garbata, ironica e spiritosa.
Elisa desiderava davvero con tutto il cuore di poter avere con Andrea, un figlio. 
E lei era arrivata, puntualmente come mamma Elisa aveva desiderato.

Era nata a Primavera, in un giorno di aprile.
Gli occhi vispi ed i capelli rossi come una vera diva del cinema! 
Spiritosa ed ironica come il papà, al quale appena nata aveva fatto la linguaccia!
A Piccola piaceva osservare i bambini, diceva sempre che da loro imparava molto.
Vittoria era energia pura di amore incondizionato.
Mangiava, dormiva ed era soprattutto molto curiosa.
Mentre Elisa le dava la pappa si posò su di lei una coccinella gialla con sette puntini neri.
Curioso – pensò Piccola – da dove era saltata fuori la coccinella?

Il tempo di un pensiero ed era volata via.
La notte di Natale, Vittoria apparve in sogno a Piccola.
Piccola….sono io Vittoria!
Vittoria???!!! Che ci fai qui, che sta succedendo????
Volevo farti comprendere il significato della coccinella, perché anche tu, come me, sei molto curiosa!
È vero – rispose Piccola – la curiosità mi rende viva!

Ti rivelo un segreto – accostando le manine cicciottelle all’orecchio di Piccola –
Quella coccinella ero io!!!! TU????!!!!
Certo, io sono una bambina “Cristallo” riesco a fare magie!!!!
Piccola osservò Vittoria intensamente e sentì che l’energia del cuore si stava espandendo in maniera vertiginosa!
Vittoria ricambiò lo sguardo intenso e pronunciò queste parole: Io sono l’espansione, la fiducia e la protezione.
Tu, mamma e papà siete in una fase di grande cambiamento.
Questo è il momento propizio per esprimere concretamente idee e progetti che erano in fase di ibernazione.
Dovete trasformare le vostre paure in pensieri positivi, affidandovi al processo di trasformazione in atto, così facendo imboccherete la strada della prosperità e del successo. 
Vedi come sembro piccola e indifesa?

In verità le mie elitre dure proteggono le mie diafane ali che mi portano in volo, avendo cura della mia parte delicata e leggera.
Ed è questo che sono venuta a rivelarvi: fluite leggeri come le mie ali di luce e la vita vi regalerà la magia dei vostri sogni.
I miei sette puntini neri faranno il resto.
La fortuna sarà sempre con voi perché é nel vostro cuore che è nascosta la verità: siete tutti esseri perfetti e preziosi!
L’ultima immagine che Piccola ebbe di Vittoria fu il suo visetto paffuto e sorridente che mentre la salutava disse: Mi raccomando non lo dimenticate mai!!!!